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È uno dei 49 grandi incendi che scoppiarono ad Edo (la moderna Tokyo) tra il 1601 e il 1867.
Gli edifici di Edo, all'epoca, erano fatti principalmente di legno e carta, quindi erano molto vulnerabili al fuoco; inoltre, come in altre città in cui ebbe luogo un memorabile incendio, le strade erano strette, e ciò permetteva al fuoco di diffondersi più velocemente tra gli edifici. Edo disponeva di un corpo addestrato per combattere gli incendi, chiamato hikeshi, che però era stato istituito solo 21 anni prima e mancava di esperienza ed equipaggiamento per affrontare un evento di tali dimensioni. Si dice che l'incendio scoppiò per colpa di un sacerdote: stava bruciando un kimono che aveva portato sfortuna ai suoi proprietari. L'incendio scoppiò  il 2 marzo 1657 a Hongo, un distretto a nord del palazzo imperiale, e si diffuse molto rapidamente, per colpa di venti molto forti che spiravano quel giorno e del fatto che il legno degli edifici era particolarmente secco a causa di una recente siccità. Il vento spinse dapprima l'incendio verso sud, per poi cambiare e spingerlo di nuovo verso il centro. Non fu risparmiato neanche il castello di Edo, al centro della città, di cui si salvò solo la fortezza principale. Il terzo giorno, l'incendio finalmente si estinse, ma il fumo denso impedì sia la ricostruzione che il recupero dei corpi per diversi giorni. Ci vollerò ben due anni prima di terminare i lavori di ricostruzione, che, come in altri casi, comportarono una riorganizzazione logica della planimetria della città e un allargamento delle strade. Le vittime dell'incendio furono più di 100000, all'incirca la quantità di vittime del bombardamento nucleare di qualche secolo dopo.