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Ancora ignote le cause del rogo che ha distrutto la Città della Scienza a Napoli nella notte del 4 marzo. Da quando il custode ha avvistato il fumo e ha dato l'allarme a quando il fuoco si è propagato tra i capannoni della struttura sono passati pochi minuti, complice l'alta quantità di legno presente. Il fronte del fuoco è più lungo di un centinanio di metri, e si stima che l'area andata a fuoco sia di 10-12 mila metri quadrati, dato che di tutti i padiglioni se ne è salvato solo uno, quello che ospitava il Teatro delle Nuvole. In pochi minuti sono letteralmente andati in fumo strutture come il planetario, il museo interattivo, l'incubatore di imprese, che attiravano 350 mila visitatori l'anno. Persino il server che ospitava il sito è stato spazzato via dalle fiamme. Le 160 persone che lavoravano alla Città della Scienza sono seriamente preoccupati per il loro futuro. Nonostante non siano ancora state trovate prove certe, l'ipotesi più probabile è di incendio doloso, perché troppo esteso e troppo rapido per essere stato provocato da un corto circuito in un solo punto. Inoltre, alcune fotografie postate da alcuni testimoni su piattaforme di social network portano a pensare che l'incendio sia scoppiato contemporanemente in più punti.
A causa della presenza nella zona (Bagnoli) di clan mafiosi, l'indagine è stata affidata sia alla Direzione Distrettuale Antimafia che a un pm che si occupa di criminalità comune, oltre che coinvolgere digos, polizia scientifica, carabinieri, squadra mobile e vigili del fuoco. Intanto, il Commissario per le politiche regionali dell'Unione Europea, Johannes Hahn, sta valutando il cofinanziamento per la ricostruzione, data l'importanza che la struttura aveva acquisito in pochi anni a livello europeo.